Alcune delle zone concesse coincidono però con depositi sottomarini di ordigni inesplosi

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La proposta inclusiva dei Comitati No Triv che ha portato al percorso referendario permette di affrontare la questione energetica sul piano ambientale e politico

Ministro dell’Economia del Montenegro e alla Regione Puglia le Osservazioni riguardanti le Consultazioni Transfrontaliere per il “Programma di Ricerca e Produzione idrocarburi off-shore del Montenegro”. Le Consultazioni Transfrontaliere, annunciate sul sito del Minambiente in data 4 febbraio 2016, riguardano 13 blocchi in Mare Adriatico, messi a bando dal governo montenegrino nel 2013. Le Osservazioni sono state presentate per chiedere a entrambi i ministeri – italiano e montenegrino – di bloccare l’iter amministrativo, e mettono in evidenza la concreta pericolosità delle prospezioni geosismiche e delle successive trivellazioni, condotte nelle stesse aree, con la tecnica dell’Air gun. Le onde sonore impiegate dall’Air gun, come dimostrato ormai da molti studi scientifici, sono altamente dannose per la fauna – danneggiano gli organi interni, interferiscono con il senso di orientamento e con la vita sociale degli animali – e hanno impatti negativi anche sulla flora marina.

Alcune delle zone concesse coincidono però con depositi sottomarini di ordigni inesplosi, anche a caricamento chimico, risalenti alla seconda guerra mondiale e al recente conflitto nella ex – Jugoslavia, così come dimostrato dalla “Map of unexplodedordnance dumping sites in the southernadriaticsea” – progetto R.E.D.C.O.D. cofinanziato dalla Commissione Europea – e dalla Carta Nautica n. 136 dell’Ufficio Idrografico del Regno Unito. Tale sovrapposizione preoccupa i comitati, poiché nello Studio di Impatto Ambientale e nella Sintesi Non Tecnica (SNT) riportati sul sito del Ministero montenegrino, gli strumenti utilizzati per la fase d’indagine e la realizzazione di pozzi esplorativi non sono stati messi in correlazione con la presenza degli ordigni bellici; tra gli eventi accidentali non è stata considerata la possibilità di intercettarne uno, non ne vengono valutati i rischi, quali potrebbero esserne le conseguenze e le azioni da intraprendere immediatamente e a lungo termine per la bonifica e la messa in pristino dell’area, nonché gli impatti che deriverebbero sull’intero ecosistema del Mare Adriatico. La SNT cita l’art. 1 della Costituzione montenegrina del 1994 dichiarando che «Il Montenegro è uno Stato democratico, sociale ed ecologico», e viene evocato il modello norvegese che reinveste le royalties provenienti dall’estrazione di petrolio nel proprio welfare.

Sembra però paradossale che le scelte di sviluppo del Montenegro non tengano conto del proprio sistema economico basato fondamentalmente su pesca e turismo e degli influssi negativi che subirebbero se si proseguisse nella ricerca di idrocarburi lungo le proprie coste. Così come ribadito nelle Osservazioni inviate nell’aprile del 2015 per le Consultazioni Transfrontaliere con la Croazia, la questione dello sviluppo e della strategia energetica attualmente basata sulle fonti fossili non può limitarsi ad una visione local, ma è necessario aprire un dibattito glocal ai Paesi confinanti e a tutti quelli del Bacino del Mediterraneo, partendo anche dalla recente crisi del mercato petrolifero.

La proposta inclusiva dei Comitati No Triv che ha portato al percorso referendario permette di affrontare la questione energetica sul piano ambientale e politico. Un ruolo determinante devono avere le realtà territoriali capaci di opporsi alla strategia di sviluppo imposta, perché possano farsi portatrici sane della transizione verso le energie rinnovabili e fuori dai canoni sviluppisti della green economy.

(Coordinamento NoTriv Terra di Bari
Comitato Bonifica Molfetta
Coordinamento No Triv Basilicata
Movimento Mediterraneo No Triv)

 

Fonte: Statoquotidiano