La guerra dei tartufi di mare

Pubblicato il: 25 lug 2013 - Da Webmaster

MVenus verrucosaANFREDONIA – Nelle tante scaramucce che costellano il mondo della pesca, ce n’è una anche che ha come oggetto del contendere il Tartufo di mare, che le varie marinerie chiamano in modo diverso nei rispettivi gerghi. A Manfredonia viene detto “noce” probabilmente per una certa somiglianza con il noto frutto terrestre. Comunque lo si chiami, si tratta di un pregiato mollusco bivalve protetto da una conchiglia molto solida, la cui carne è molto gustosa e perciò apprezzata dai consumatori che sono disposti a pagarlo anche a 20 euro al chilo. Può essere consumato cotto o crudo e si trova sui mercati tutto l’anno . I maggiori produttori sono Italia, Slovenia e Grecia.

Qual è allora la ragione del contendere? Un decreto ministeriale del 22 dicembre 2000 che stabilisce che dal primo giugno al 31 luglio la pesca dei molluschi bivalvi è sospesa ma solo quella effettuata con gli attrezzi specifici destinati alla cattura dei molluschi bivalvi che generalmente è un particolare traino che draga il fondo marino sabbioso. Una sorta di fermo biologico adottato dalle autorità governative per assicurare un respiro a quei frutti di mare e dunque consentirne la riproduzione per assicurare la continuità della specie.

Fin qui niente di nuovo e di strano. Solo che quei ricercati frutti di mare si trovano sui banchi di vendita delle pescherie anche nei mesi “proibiti”. Come mai? Si sono chiesti gli addetti ai lavori. C’è qualcuno dei pescherecci abilitati a quel tipo di pesca che aggira l’ostacolo del divieto ed esce a pescare ugualmente?

Alla Capitaneria di porto escludono questa possibilità. Rimangono sotto accusa le squadre di sub che battono il fondo del mare alla ricerca di quei molluschi che riescono a recuperarne anche per una trentina di chili a battuta.

Ma c’è un’altra via attraverso la quale viaggiano i tartufi di mare, ed è quella che ha come capolinea la Slovenia e la Grecia. Importarne è del tutto lecito così come consentita è la commercializzazione. Così come avviene per tantissime altre specie ittiche che magari vengono fatte passare per manfredoniane.

Il rilievo che viene mosso al commercio estero delle noci di mare, è che spesso vengono fatte passare come pescate nel golfo di Manfredonia. Il che legale non è. Quel che si chiede è che sia ben evidente la tracciabilità del prodotto. Un ostacolo aggirato con la dicitura del tutto generica “pescato nel mare Adriatico”.

Come la nuova cultura marinaresca inculcata dall’Europa insegna, alla base c’è, o meglio non è completamente recepita e praticata, quella presa di coscienza nei confronti di un bene, il mare e la sua fauna, in forte affanno e che solo la convinta e responsabile  partecipazione di tutti gli operatori del settore può rimettere sulla rotta giusta.

Fonte: Michele Apollonio